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Commento ad un editoriale di Abitare

Ho letto con molta attenzione il recente editoriale di Silvia Botti su Abitare e ne condivido pienamente sia i contenuti che la forma pacata.
Non credo che noi italiani possiamo in eterno campare di rendita sulla qualità del patrimonio che abbiamo ereditato.
Certamente non possiamo, infatti, vantare alcun merito di quanto altri prima di noi hanno realizzato nel nostro Paese e che abbiamo trovato nascendo.
Spesso abbiamo il demerito di piangerci addosso sottolineando le tante “incapacità” (per non dire peggio) che impediscono (destino infame?) all’Italia di essere al passo con gli altri paesi. Naturalmente, per nascondere le nostre responsabilità individuali, le carenze sono sempre “strutturali” e le colpe ricadono sempre su altri (si privilegiano, in questo senso, gli Amministratori Pubblici ed i Politici, come se questi fossero un ceto che si autoriproduce per partenogenesi e non fossero piuttosto, visto che li abbiamo eletti noi, lo specchio della nostra vera identità).
Delegittimare la Politica è un atto suicida, visto che solo la Politica ci può portare fuori dal guado.
Cerchiamo allora, senza pretendere di sostituirci ad essa, di aiutarla a migliorarsi, di accompagnarla impegnandoci e partecipando. Bisogna farlo nel rispetto degli altri, evitando ansie di protagonismo e senza alzare i toni, dando serenamente il nostro contributo di idee e cercando non solo di proteggere e difendere quanto abbiamo ma, soprattutto, di aiutare la nascita di processi di crescita e di sviluppo.
Per farlo si può anche pensare di utilizzare strumenti che in altri paesi hanno già dato buona prova.
Nel caso della Architettura, che è uno dei fattori identitari più significativi del nostro Paese, la Francia ha emanato una splendida Legge per l’Architettura che non serve solo a creare delle forme di protezione del patrimonio esistente, ma che, soprattutto, sostiene il principio che l’Architettura è un bene collettivo irrinunciabile.
Sta circolando in questi giorni un appello al Ministro Dario Franceschini perchè anche in Italia venga promulgata una legge basata sugli stessi principi e che affermi con forza che la qualità del nostro passato e del futuro delle nostre città è un diritto di tutti i cittadini italiani, anche di quelli che non sono ancora nati. Sottoscriviamolo e cerchiamo di meritarci il destino fortunato di essere nati nel nostro Paese.

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